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BIO:
Il chitarrista e fumettista Davide Toffolo iniziò a suonare alla fine degli anni settanta, quando Pordenone, più che altro per la sua vicinanza alla base militare statunitense di Aviano, divenne una delle città più rilevanti per il punk rock italiano[2]. Questo grazie ad un movimento di giovani musicisti pordenonesi chiamato Great Complotto, dal quale usciranno una miriade di piccoli gruppi punk rock e new wave che però avranno quasi tutti breve vita. Tra questi anche i Futuritmi (1983-1990), nella cui formazione, oltre a Toffolo, militava anche Gian Maria Accusani, leader dei Prozac+. I Tre allegri ragazzi morti nacquero, in questo clima particolarmente attivo, per iniziativa di Toffolo e del batterista Luca Masseroni (in arte Luca Casta), ai quali si unirà, per il terzo EP (Si parte), il bassista Enrico Molteni. Dopo la pubblicazione di tre singoli, perlopiù ignorati dalla critica, uscì il primo LP del gruppo, Piccolo intervento a vivo, un album che unisce al suo interno registrazioni live di canzoni già presenti nelle precedenti pubblicazioni, e tracce in studio inedite. L'album richiamò l'attenzione di alcune case editrici, tra cui la BMG Ricordi, che mise la band sotto contratto per il successivo LP, Mostri e normali. Il sodalizio con l'etichetta durò molto poco, poiché subito dopo i TARM aprirono una loro etichetta personale, La Tempesta, con la quale pubblicarono Il principe in bicicletta, un EP scaricabile esclusivamente dal sito ufficiale, e i seguenti album in studio.
Nell'ottobre 2005 la band si reca in tour in Uruguay e Argentina, con altri gruppi della regione (Arbegarde, Kosovni Odpadki e Kraški Ovčarji). Nel 2008 la band compare durante un'esibizione in "Come Dio comanda" di Gabriele Salvatores, partecipando anche alla colonna sonora.
La band ha deciso di non donare la propria immagine ai media e di immaginarsi dentro la matita di Davide Toffolo, popolare disegnatore di fumetti, e di nascondersi inoltre dietro maschere/teschio divenute feticcio e simbolo dell'immaginario evocato dai testi e soprattutto dagli spettacoli live, al punto di pregare il pubblico di non scattare fotografie quando levandosele mostrano il viso. Per le poche interviste rilasciate a televisioni più o meno famose si coprono ancora il volto con la medesima maschera.
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